Cappella del SS. Sacramento
A SINISTRA DELL’ABSIDE, la cappella del SS. Sacramento, in origine a forma di absidiola, è stata modificata tra il 1498 e il 1507, negli anni in cui l’architetto ducale Biagio Rossetti creò la crociera. Nel suo aspetto attuale la cap-pella è il risultato del rinnovamento settecentesco, a cui si è aggiunta nel 1875 la decorazione con gli ornati di Luigi Pedrali, gli angeli e i serafini di Girolamo Domenichini e le dorature di Antonio Pagliarini. L’altare con un imponente ciborio di architettonica fattura è lavoro in marmi policromi del veronese Angelo Ringhieri: i due Angeli adoranti di marmo bianco dipinti a calce, posti su eleganti volute all’estremità della mensola, sono opera di Andrea Ferreri, modellati ancora sotto l’influsso evidentissimo dello scultore bolognese Giuseppe Maria Mazza. L’ancona marmorea racchiude la pala con l’Ultima cena realizzata nel 1720 da Giacomo Parolini; il dipinto sempre ammirato dalla storiografia locale, appare oggi un poco offuscato e ossidato. L’inconsueta iconografia della rappresentazione, dominata dalla presenza “in volo” del Padre Eterno, è messa in risalto dalla pennellata liquida e luminosa di questo artista, protagonista indiscusso della pittura ferrarese della prima metà del Settecento, che riesce a connotare psicologicamente la partecipazione degli apostoli attorno al Cristo. Sulla parete a destra della cappella si vede la tela raffigurante la Madonna col Bambino, san Francesco e san Rocco, dipinta intorno al 1620 da Francesco Naselli, un pittore meglio noto come copista. A sinistra invece è stato collocato il quadro di Giuseppe Caletti con San Carlo Borromeo, santa Teresa e san Giuseppe (1650 ca.), proveniente dalla chiesa soppressa di San Nicolò.
Appeso all’arco d’ingresso della cappella del SS. Sacramento spicca un singolare lampadario seicentesco in legno con il Salvatore sostenuto da angeli e serafini, realizzato da Filippo Porri. Capolavoro di questo scultore ferrarese è considerato il San Giuseppe col Bambino in legno dipinto, su un altare della chiesa di San Paolo, dove si possono vedere anche le statue della Vergine addolorata e di san Giovanni Evangelista, figure chiaramente ispirate dalle “dolenti” di Guido Mazzoni.