Altare di Sant’Antonio da Padova (3)

SULLA CIMASA dell’ancona marmorea che si deve allo scultore padovano Angelo de’ Putti, attivo a Ferrara intorno al 1725, si vedono delle nuvole con i Serafini e i Simboli della Trinità. Di questo artista sono note soltanto le quattro statue di santi che ornano le nicchie della facciata della chiesa ferrarese di San Carlo, progettata circa un secolo prima da Giovan Battista Aleotti. L’ancona e la pala d’altare che essa contiene sono state qui trasportate all’inizio dell’Ottocento dalla chiesa soppressa di Santa Caterina Martire; l’altare precedente era composto da quattro colonne provenienti dal sepolcro del papa Urbano III, oggi a parete a sinistra nel presbiterio, e dai frammenti dell’antico pulpito, distrutto nel 1717, i cui resti a rilievo si conservano nel Museo della Cattedrale. Il dipinto che raffigura la Vergine in gloria, santa Barbara e santa Caterina è opera di Sebastiano Filippi, detto il Bastianino, autore anche della grandiosa decorazione ad affresco del catino absidale, ed è stilisticamente datato intorno al 1565. In questi anni l’artista ferrarese mostra una stretta aderenza al linguaggio raffaellesco, unito ad un plasticismo tosco-romano intenerito da un’ardente spiritualità monacale, evidenziata dal devoto misticismo delle due sante vergini e martiri, ben riconoscibili dai loro attributi iconografici, la torre e la ruota uncinata. Nelle nicchie delle pareti laterali, le statue in stucco di Sant’Antonio da Padova e di San Michele Arcangelo sono di Andrea Ferreri, eseguite tra il 1720 e il 1728. Sotto l’arcata mediana davanti alla cappella, le statue sempre in stucco di San Crispino e di San Crispiniano, i due fratelli di nobile famiglia romana con gli arnesi del loro mestiere di calzolai, sono state realizzate verso il 1745 da Luigi Turchi, detto il Turchetto; le sculture furono commissionate e donate alla cattedrale dall’arte dei Calzolari di cui i due santi sono i protettori.