Altare di San Maurelio (4)

NEL BRACCIO DESTRO della crociera mediana, il grande altare in marmo rosso e giallo, arricchito alla sommità dagli ornati con Angeli, Putti e Serafini, realizzato da Andrea Ferreri negli anni 1720-28, è dedicato al comprotettore di Ferrara, san Maurelio diventato vescovo della città estense. La Decapitazione di san Maurelio è il tema della grandiosa pala dipinta da Felice Torelli, su commissione del cardinale Ruffo e qui collocata il 27 agosto I 735. Il pittore di origine veronese, diventato uno dei migliori allievi di Gian Gioseffo dal Sole, si esprime con un linguaggio di scenografica magniloquenza celebrativa nel narrare il martirio del santo che, tornato in patria a Edessa, dopo strazianti torture venne fatto decapitare dal fratello al quale aveva precedentemente ceduto il regno e al cui pagane-simo egli si opponeva. Nelle nicchie in alto ai lati dell’ancona, si vedono le statue in stucco di San Luca Evangelista e di San Raffaele Arcangelo, eseguite dal ferrarese Pietro Turchi, presumibilmente intorno al 1744, in modo strettamente conforme all’insegnamento del suo maestro, il Ferreri; le statue sono state fatte a spese del Collegio dei Filosofi e dei Medici dell’Università. Sulla parete a destra dell’altare la tela raffigurante San Lorenzo martire, san Francesco stimmatizzato e il ritratto del committente, è opera tarda, degli anni attorno al 1610, di Ippolito Scarsella, detto lo Scarsellino. Il denso cromatismo “alla veneta” del colore esalta la destinazione assolutamente devozionale di questa paletta, in cui i personaggi sono disposti su piani successivi, distinti nel loro ruolo e immersi in un paesaggio di grande coinvolgi-mento meteorologico. A sinistra dell’altare, la tavola con Santa Caterina in contemplazione della SS. Trinità, in origine su un altare della soppressa chiesa di Sant’Anna, è stata eseguita da Giovan Francesco Surchi, detto il Dielaì, verosimilmente nel periodo 1581-86. Il Surchi ritrae la santa, vergine e martire, in maniera sontuosa, ricchissima di sete, broccati e perle, quasi a dare un ritratto di principesca carnalità, in netta contrapposizione alla soprannaturale nebulosità delle corpose figure della Santissima Trinità, sfumate fino a farne scomparire i volti. Sulle pareti laterali, inseriti nella decorazione ad affresco realizzata nel 1888 da Virginio Monti su disegno di Alessandro Mantovani, in memoria del giubileo sacerdotale di papa Leone XIII, si vedono finti stendardi rappresentativi di quattro parrocchie della città, con le figure intere di San Benedetto Abate, Santa Francesca Romana, San Gregorio Magno e Maria SS. Annunziata.