Genesi ed evoluzione di un monumento attraverso i secoli
Il 30 settembre 1132, a Pisa, papa Innocenzo II consegna al vescovo, ai consoli e al Popolo di Ferrara il Breve di concessione per la costruzione del nuovo duomo, che sarebbe sorto sul terreno dato in donazione dalla comunità ferrarese alla Santa Sede e posto sotto la protezione apostolica.
La costruzione del nuovo Duomo sarebbe stata espressione visibile di un acquisito prestigio di autonomia ed elemento urbanistico grandioso, intorno a cui far ruotare i due blocchi storici della edificazione ferrarese: quello bizantino longobardo e quello di nuovi quartieri rappresentanti l’ampliamento edilizio della città nell’XI secolo.
Negli anni tra il 1133 il 1136 il cantiere per la costruzione della basilica è già stato aperto ed è già iniziata la prima fase dei lavori. L’altare maggiore Fu consacrato l’8 maggio 1177, nel periodo in cui papa Alessandro III sostava a Ferrara (si si stava recando a Venezia per allearsi con la lega lombarda contro Federico Barbarossa).
La chiesa cattedrale è giunta alla realtà attuale attraverso l’avvicendarsi nei secoli di aggiunte, modifiche e restauri che ne hanno variato l’aspetto esterno e completamente mutato l’assetto interno. Nel suo complesso, le modifiche più significative che hanno mutato l’assetto interno della chiesa sono state quelle di epoca quattrocentesca dovute all’intervento rossettiano nella zona absidale, quelle seicentesche realizzati da Luca Danesi nel transetto e quelle di totale ristrutturazione condotte da Francesco Mazzarelli negli anni 1712-1728.
L’esterno della cattedrale quale oggi si vede è il risultato di tutto un insieme di modifiche e di inserimenti che stratificandosi, fino alla ricostruzione della facciata con tre timpani allo stesso livello, hanno reso notevolmente complessa la lettura dello stato architettonico originario.
La facciata tricuspidata
In origine la solenne facciata, oggi tripartita da due poderosi contrafforti cuspidati e intramezzati da fasci di colonnine, era probabilmente monocuspidata, secondo il modello lanfranchiano del duomo di Modena. La zona inferiore romanica, riprende fino alla prima galleria il tema modenese; le trifore sopraccigliate da archetti ribassati con mensole a testine umane, poggiano su colonnine a sezione quadrangolare di rilievo decorativo diverso e sono incluse in profondi archi a sesto acuto, ognuno dei quali contiene un tondo a forte risalto colmato da un raffinato traforo.
Gli eventi sismici
BREVE EXCURSUS STORICO
Tra il novembre del 1570 e la fine del 1574, Ferrara fu l’epicentro di una lunga e forte sequenza sismica, con più di duemila scosse, principalmente concentrate tra novembre e febbraio del 1570-1571. Molte delle abitazioni furono danneggiate, quasi tutti gli edifici pubblici e le chiese registrarono crolli parziali e lesioni, nonché sconnessioni delle strutture portanti. Un disastro talmente ingente da compromettere politicamente il futuro della stessa dinastia regnante, gli Estensi.
TERREMOTO 2012
Il 20 e 29 maggio 2012 la terra in Emilia trema di nuovo. A seguito delle verifiche sui danni post sisma, nella Cattedrale sono emerse importanti criticità negli 8 pilastri principali, che ne hanno ridotto la capacità portante sotto i livelli minimi imposti dalle norme, anche per effetto del loro stesso peso e di quello della navata sovrastante. Questa carenza ha imposto l’attuazione di un progetto di ripristino strutturale che, incrementando la resistenza degli 8 pilastri, garantisca la stabilità dell’edificio e l’incolumità delle persone e dei beni.
Come si evince chiaramente dall’abbondante documentazione storica rinvenuta (visibile alla mostra “Il Cantiere della Cattedrale”), il progetto di adeguamento della Cattedrale in stile barocco nel Settecento, ha portato all’inglobamento di quella originaria medioevale a cinque navate in una basilica a tre navate, con i nuovi pilastri che hanno incluso al loro interno quelli polilobati più antichi. Una scelta architettonica che fin dalla sua realizzazione ha manifestato criticità strutturali evidenti. La presenza di due nuclei diversi scarsamente collegati tra loro o addirittura non collegati, e l’aggravio di carichi derivante anche dalla costruzione delle grandi cupole dei transetti, ha causato costantemente problematiche che hanno richiesto interventi ripetuti nel corso degli ultimi due secoli, senza tuttavia arrivare ad una soluzione definitiva. Gli ultimi lavori documentati sui pilastri si collocano già alla fine dell’Ottocento, ma ancora negli anni ‘30 e nei primi anni 2000.
(2022 – per gentile concessione di mons. Massimo Manservigi – Vicario generale diocesano)